2_Il ruolo strutturante dell’informazione (2/03/2015)


Come analizzato da Alvin Toffler, autoproclamato futurologo, le statistiche relative alle variazioni del numero di occupati nei diversi settori nel corso del tempo rivelano che a partire dalla metà del ‘900 l’economia si è attestata all’interno di una nuova era: più precisamente, nel 1955 con lo sviluppo dell’elettronica siamo passati da una società fondata sulla produzione industriale ad una informatica, il cui elemento strutturante è l’informazione.
Ci troviamo, così, all’interno di una Rivoluzione Informatica alla quale ogni campo economico si trova a dover rispondere: in architettura, ragionando in analogia con il rinnovamento messo in atto dal Movimento Moderno dopo gli anni ’20 e che, come abbiamo visto, ha avuto il suo momento fondamentale nella nascita del Bauhaus, si può dire, citando l’articolo “La rivoluzione informatica” del professor Saggio, che “Il problema su cui gli architetti d'avanguardia stanno lavorando è quindi di peso storico paragonabile a quello di Gropius. Come possiamo trovare – cioè - un'estetica adeguata alle modifiche che investono questa nuova era? “.
Valutare le “modifiche” che insistono nella società attuale, compito imprescindibile dell’architetto di ogni epoca, deve quindi passare necessariamente dall’analisi del ruolo dell’informazione all’interno della modernità e delle modalità, in termini di opportunità e conseguenze, con cui essa incide nel campo dell’architettura.
Il dato relativo alle nuove percentuali di lavoratori occupati nei diversi campi economici (considerati, semplificando, come rispettivamente agricolo, industriale, informativo) indica un nuovo approccio alla produzione: comunica che ad oggi gran parte del processo di realizzazione e commercializzazione di un prodotto è basata sull’attivazione di una rete informativa che persegue da un lato l’oggettivazione del bisogno del prodotto (tramite, come vedremo, la comunicazione) e dall’altro la comprensione delle preferenze dei consumatori. Come espresso dal professor Saggio nel suo articolo “Il coraggio di aprirsi”, uno dei grandi temi della società moderna (peraltro in estrema antitesi con la già citata tendenza modernista, orientata alla standardizzazione tipica dell’approccio industriale) riguarda il fatto che “viviamo una produttività che non è più legata alla duplicazione di un oggetto di serie ma nel processo contrario di personalizzazione, di individualizzazione, di apertura alle informazioni, al costante mutamento, all'istantaneità delle risposte, al riconoscimento delle creatività individuali, allo spargere in rete le informazioni.”; se, come abbiamo già visto, “informare” presuppone la scelta della convenzione soggettiva da assegnare ad un dato, è comprensibile assumere che una società dell’informazione sia strettamente connessa ad una tendenza all’interpretazione soggettiva: basti pensare alle implicazioni della nascita di internet, alle nuove accezioni “sociali” dei verbi “condividere” e “commentare”.
Quali sono le implicazioni di tutto ciò in architettura? La prima è senza dubbio un nuovo anelito alla complessità (concetto già trattato nel precedente commento a “Crisi, modernità e information technology”): il perseguimento, cioè, di architetture che si configurano come stratificazione di diversi significati, interpretabili e comunicative, come vedremo successivamente metaforiche piuttosto che allusive, potenzialmente interattive. La seconda riguarda invece i nuovi strumenti forniti dall’informatica all’architettura definiti da Saggio “la più importante conquista scientifica dopo l’invenzione della prospettiva”: come già ampiamente analizzato a lezione, leggiamo infatti all’interno dell’articolo “La rivoluzione informatica”: “Dentro l'organizzazione di un progetto informatizzato è possibile avere delle relazione dinamiche tra i dati che descrivono un progetto per cui, al variare di alcuni, ne variano di conseguenza altri a loro connessi. Le possibilità della simulazione in questi ambienti affronta contemporaneamente l'organizzazione spaziale e costruttiva, funzionale e formale, quantitativa e economica.” In altre parole, il modello informatico, come ogni modello scientifico, si configura come un sistema che consente di gestire il progetto sotto diversi aspetti e livelli e, soprattutto, all’interno del quale cambiando un singolo parametro a livello locale si possono apprezzare conseguenze e variazioni a livello globale.
Di particolare importanza è, a questo punto, rilevare che l’inclusione dell’information technology in architettura non è, in senso stretto, una necessità, quanto più una scelta. Si può infatti, a ben ragione, sostenere che la realizzazione di edifici che interagiscano fisicamente con i propri fruitori non è fondamentale, che una buona rappresentazione prospettica sia perfettamente in grado di assolvere alle stesse funzioni comunicative di un rendering così come un’attenta progettazione consente di gestire numerosi livelli di complessità di un progetto senza ricorrere ad alcun software: il rischio, però, è quello di perdersi importanti passaggi della progressione della società: non saper sfruttare le opportunità offerte dalla propria modernità (nè gli spunti legati alle proprie crisi), non attualizzare la tanto celebrata aderenza dell’architettura alla realtà.

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